Portovecchio tra storia e futuro: cittadini in difesa dell’ex zona militare minacciata dal fotovoltaico.

Mirandola – San Martino Spino.
Un’area di grande valore storico, naturalistico e paesaggistico rischia di essere trasformata in un impianto per la produzione di energia fotovoltaica. È il caso di Portovecchio, ex zona militare di San Martino Spino, dove il Ministero della Difesa ha inserito 25 ettari di terreno in un recente bando per la realizzazione di pannelli solari.
Il sito non è un’area qualsiasi: si tratta infatti del complesso che comprende il seicentesco casino di caccia dei Pico, ampliato nel Settecento dai marchesi Menafoglio, oltre a magazzini, scuderie e viali alberati di grande pregio. Gli edifici, già colpiti dal sisma e in attesa di fondi mai attivati per la messa in sicurezza, oggi si trovano in una situazione critica, aggravata dall’abbandono.
A sollevare la questione è stato un giovane della frazione, Pierfilippo Tortora, che sulle pagine del periodico locale “Lo Spino” ha lanciato un appello ai suoi concittadini: «È una pessima notizia per il paese e per tutti noi. Il rischio è che l’impianto venga collocato proprio nella fascia centrale, dove insistono gli edifici storici, il viale Italia con i platani secolari e il magazzino cereali».
Le sue parole hanno trovato eco sulla stampa provinciale e in pochi giorni, hanno fatto nascere un movimento civico: il Comitato Salviamo Portovecchio, formato da cittadini e associazioni, impegnato a difendere l’area e a promuovere una diversa prospettiva di rilancio.
Non si tratta solo di edifici: l’area custodisce alberi monumentali e un paesaggio di valore ambientale. Lorenza Pavesi, del gruppo Mirandola Verde, ha ricordato la presenza di un frassino monumentale con tronco di oltre quattro metri e mezzo di circonferenza, uno degli esemplari più imponenti in Emilia-Romagna, oltre al viale alberato che per secoli ha caratterizzato l’accesso al complesso.
Secondo il comitato, la strada non è quella di sacrificare un patrimonio storico e naturalistico con impianti a terra, ma di pensare a un progetto complessivo che tenga insieme tutela, recupero e nuove opportunità. «Serve una visione che coinvolga comunità locali, enti e istituzioni – sottolineano – per trasformare Portovecchio in una risorsa, non in un’area compromessa».
Nel frattempo è stata avviata una petizione popolare, sia cartacea (raccolta durante la sagra del paese) sia online, per chiedere lo stralcio di Portovecchio dal bando ministeriale e l’avvio di un percorso condiviso di riqualificazione.
Il futuro di Portovecchio oggi appare sospeso tra il rischio di un nuovo degrado e la possibilità di una rinascita. La sfida lanciata dai cittadini è chiara: sgomberare il campo dall’ipotesi del fotovoltaico a terra e aprire un cantiere di idee, per restituire al territorio un bene che appartiene alla sua memoria e alla sua identità.
L.P.
