Festivalfilosofia 2025 su “Paideia”: non interrompiamo la trasmissione.

Da venerdì 19 a domenica 21 settembre a Modena, Carpi e Sassuolo oltre 150 appuntamenti fra lezioni magistrali, mostre e spettacoli. Si discuterà di scuola e trasmissione culturale, educazione e disobbedienza, cultura umanistica e scientifica, influenza ed emancipazione dai maestri
Dedicato al tema paideia, il festivalfilosofia 2025 è in programma a Modena, Carpi e Sassuolo dal 19 al 21 settembre.
Giunto alla venticinquesima edizione, il format del festival prevede come sempre lezioni magistrali, mostre, spettacoli, letture, attività per ragazzi e cene filosofiche. Gli appuntamenti saranno oltre 150 e tutti gratuiti.
Piazze e cortili ospiteranno 56 tra lezioni magistrali e dibattiti. Trasformazioni sociali e rivoluzioni tecnologiche stanno modificando le relazioni tra generazioni, i processi educativi e di apprendimento, e lo stesso statuto della conoscenza. A questo triplice livello di questioni il programma del festival cerca di fornire concetti per formulare al meglio le domande necessarie. La “paideia” in senso filosofico è d’altronde un progetto di formazione dell’umano che ne deve tenere insieme in modo armonico e connesso le varie componenti: il sapere, i valori, la reciprocità tra i singoli e la collettività, la trasmissione. Ciò comporta di affrontare i cambiamenti nelle relazioni tra generazioni, non solo all’interno delle famiglie dove abitualmente si compiono i processi di “educazione”, ma più in generale in ogni relazione d’insegnamento, dove viene trasmesso un sapere o un valore: nella cultura come nella vita, nelle arti come nella scuola, certo la principale, ma non l’unica, istituzione di “paideia”. E proprio alla scuola, sia pure in senso lato e non tecnico, sono dedicati molti interventi che ne misurano la relazione con la società e fanno il punto su alcuni nodi di grande rilevanza per il dibattito pubblico.
Diversi appuntamenti saranno nel segno della conversazione e del dibattito, per generare un confronto fra teorie ed esperienze, siano esse artistiche o civili.
L’edizione 2025, mentre conferma lo stretto legame con i maggiori protagonisti del dibattito filosofico e ripropone a distanza di tempo autori che hanno accompagnato i venticinque anni di storia del festival, presenta ventiquattro voci nuove.
Tra i protagonisti si ricordano, tra gli altri: Alessandro Aresu (Lectio “Confindustria Emilia Area Centro”), Enzo Bianchi, Massimo Cacciari (componente del Comitato scientifico del festival), Barbara Carnevali (componente del Comitato scientifico del festival), Umberto Curi, Ivano Dionigi (Lectio “BPER Banca”), Roberto Esposito, Maurizio Ferraris, Simona Forti, Umberto Galimberti (Lectio “Gruppo Hera”), Matteo Lancini (Lectio “Rotary Club Gruppo Ghirlandina”), Michela Marzano, Stefano Massini, Salvatore Natoli, Massimo Recalcati, Chiara Valerio (Lectio “Aimag”), Nicla Vassallo, Marcello Veneziani.
Tra chi è al “debutto”: James Boyle (in collaborazione con “Learning More Festival” by FEM. Future Education Modena), Luciano Canova (Lectio “Coop Alleanza 3.0”), Ernesto Galli Della Loggia, Marina Garcès, Daniel Innerarity, Mario Isnenghi, Catherine König-Pralong, Sybille Krämer, Nicola Lagioia, Raffaele Mantegazza, Mauro Piras, Donald Sassoon.
Diversi interventi solleveranno questioni concettuali in forma narrativa o d’inchiesta, come nel caso di Alessandro Bergonzoni, Paolo Di Paolo, Riccardo Staglianò, Telmo Pievani.
Il programma filosofico del festival propone anche la sezione “la lezione dei classici”: studiose e studiosi autorevoli commenteranno i testi che, nella storia del pensiero occidentale, hanno costituito modelli o svolte concettuali rilevanti per il tema della paideia.
Per il pubblico del web, sarà approntato un programma di dirette di lezioni sui canali del festival, potenziato rispetto alle ultime edizioni, in attesa della pubblicazione dell’intero programma la settimana successiva alla manifestazione.
Se le lezioni magistrali sono il cuore della manifestazione, un vasto programma creativo coinvolgerà performance, musica e spettacoli dal vivo. Mentre diversi appuntamenti espositivi saranno dedicati a cosa significa valorizzare le arti e appropriarsi della loro eredità, una serie di esperienze laboratoriali e partecipative proporrà al pubblico pratiche ed esercitazioni sulla trasmissione del sapere e del saper fare.
Oltre 30 le mostre e installazioni proposte in occasione del festival da un’ampia rete di istituzioni artistiche pubbliche e gallerie private.
L’insieme del programma creativo coinvolge e sintonizza tematicamente una rete di oltre 170 partner culturali.
Il festival è promosso dal “Consorzio per il festivalfilosofia”, di cui sono soci i Comuni di Modena, Carpi e Sassuolo, la Fondazione Collegio San Carlo di Modena, la Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi e la Fondazione di Modena.

Le lezioni magistrali del Festivalfilosofia 2025: l’umano tra educazione ed emancipazione.
Nelle piazze e nei cortili del festival si discuterà di scuola e trasmissione culturale, educazione e disobbedienza, cultura umanistica e scientifica, influsso dei maestri ed emancipazione.
L’edizione 2025 sarà dedicata alla questione della “paideia”, cioè dell’educazione, della trasmissione del sapere e della scuola. Il programma filosofico conterà 56 tra lezioni magistrali e dibattiti. Trasformazioni sociali e rivoluzioni tecnologiche stanno modificando le relazioni tra generazioni, i processi educativi e di apprendimento, e lo stesso statuto della conoscenza. A questo triplice livello di questioni il programma del festival cerca di fornire concetti per formulare al meglio le domande necessarie. L’epoca contemporanea mostra una potenziale “disappropriazione” dal nostro stesso sapere, che chiama alla necessità di collaborare con le tecnologie generative e l’intelligenza artificiale. La “paideia” ha d’altronde sempre costituito in filosofia il percorso per ricomporre le contraddizioni e ripristinare le connessioni, per ricostruire una totalità o stabilire l’autonomia dei diversi campi dell’umano: che fosse nella relazione tra sapere e potere, in quella tra sapere e fare o all’interno stesso del sapere. Ciò comporta di affrontare i cambiamenti nelle relazioni tra generazioni, non solo all’interno delle famiglie, dove abitualmente si compiono i processi di “educazione”, ma più in generale in ogni relazione d’insegnamento, dove viene trasmesso un sapere o un valore: nella cultura come nella vita, nelle arti come nella scuola, certo la principale, ma non l’unica, istituzione di “paideia”. E proprio alla scuola, sia pure in senso lato e non tecnico, sono dedicati molti interventi che ne misurano la relazione con la società e fanno il punto su alcuni nodi di grande rilevanza per il dibattito pubblico. Strutturato per gruppi di questioni, il programma filosofico porterà pertanto in primo piano un lessico concettuale a più voci, nel quale si confronteranno prospettive filosofiche plurali e talora in contrasto.
1. Educazione. Libertà e addomesticamento
Una prima pista discute l’educazione come processo evolutivo, antropologico e sociale che ruota attorno all’idea dell’addomesticamento dell’umano: la nostra esistenza è caratterizzata infatti dall’interazione tra libertà e vincoli, conformità e disobbedienza. Telmo Pievani proietterà i processi educativi nelle reti di competizione e collaborazione, libertà e costrizione, regolazione e adattamento che strutturano l’evoluzione culturale della specie umana, mentre Gianluca Garelli, a partire dall’idea filosofica di “Bildung” e la sua relazione con la nozione di “seconda natura”, segnalerà come la filosofia si accosti alle questioni educative sempre nel senso della ricostituzione di una scissione, che metta a valore le contraddizioni. Christoph Wulf, a partire dall’idea antropologica dell’educazione come processo mimetico di apprendimento delle regole, ne farà risaltare il piano di bene comune globale. Con un diverso schema concettuale, che attinge alla filosofia morale e all’eredità della filosofia aristotelica, Salvatore Natoli sosterrà che non ci può essere reciprocità e trasmissione di valori se non nel farsi carico di un insegnare e imparare che eccede sempre i propri contenuti, facendosi dono di sé.
Nel complesso gioco di richiami tra identità e riconoscimento che caratterizza la modernità, Barbara Carnevali (del Comitato scientifico del Consorzio per il festivalfilosofia) risalirà a “Emilio” di Rousseau per attivarne alcune risorse concettuali valide per il contemporaneo, là dove la ricerca di immagini di Sé invoca tecniche di saggezza per conservare autonomia e autenticità senza cadere preda dell’opinione altrui. A un analogo gioco di proiezioni tra realtà e immaginazione, vissuti e modelli da emulare, ossia ciò in cui consiste la letteratura, sarà dedicata la lezione di Guido Mazzoni.
Se la modernità ha posto grande accento sulla “formazione”, facendone un suo ideale di emancipazione e generando un dispositivo letterario specifico come il romanzo, occorre anche comprendere quali sono le criticità generazionali del crescere nella nostra epoca. Michela Marzano indicherà come il diventare grandi sia un’esperienza complessa e tormentata, poiché implica da un lato il separarsi, per cercare la propria unicità, e dall’altro l’identificarsi, per trovare adesione in valori condivisi. Sulle responsabilità degli adulti nella crisi delle relazioni tra generazioni si soffermeranno Matteo Lancini (Lectio “Rotary Club Gruppo Ghirlandina”), che discuterà criticamente l’interruzione delle trasmissioni e dell’ascolto all’interno delle famiglie, e Susan Neiman, in una diagnosi di più ampio respiro che segnalerà come l’immaturità sia una caratteristica generale della nostra epoca.
In una digressione pirotecnica Alessandro Bergonzoni farà vedere che attraverso l’educazione si può attuare una “rievoluzione” per arrivare a una “s’cultura”, cioè una cultura che sia opera d’arte.
2. Maestri. Influenza ed emancipazione Tra le diagnosi più correnti dell’attuale stato della cultura e dell’educazione, è molto diffusa l’idea che si sia verificata un’interruzione di trasmissione dovuta alla crisi dell’autorità e alla mancanza di modelli esemplari in vari campi, non limitati alla cultura e alle arti, ma radicati anche nella trasformazione dei ruoli familiari e ancor più evidenti nella crisi della scuola come istituzione. Vari fattori sono stati invocati per spiegare questi processi, a partire dall’affermazione di una società iper-individualizzata e dall’accelerazione delle trasformazioni cognitive e tecnologiche generata dalla transizione digitale; nessuno di essi è esaustivo, e talvolta le spiegazioni sono troppo tautologiche ma è un dato di fatto che lo scambio tra insegnare e imparare attraversa una fase difficile e per certi versi inedita.
Una seconda pista risale dunque a figure e tradizioni fondamentali di diverse civiltà, per comprendere la complessità della relazione tra maestri, maestre, allievi e allieve, tramite le forme di disconoscimento, valorizzazione, collaborazione, influenza ed emancipazione che possono venire operate. Ne deriva un piano assiale da cui poi valutare le attuali trasformazioni. Mauro Bonazzi dedicherà la sua lezione a Socrate, paradossale maestro di dubbio e scetticismo, mentre Anne Cheng presenterà la figura di Confucio, maestro di saggezza per eccellenza. Sempre per mostrare l’interscambio tra filosofia, culture e religioni nella messa a punto dell’idea di trasmissione dei saperi e dei valori, Enzo Bianchi mostrerà i processi di insegnamento e discepolato innescati dalla predicazione di Gesù, da tutti appellato come “rabbi”. Analogamente, Giuliano Boccali ricostruirà il contesto storico, culturale e religioso nel quale si afferma, all’interno delle tradizioni induiste, la figura del guru, parola fin troppo abusata e decontestualizzata nell’Occidente contemporaneo.
Dove sono oggi i maestri e le maestre? Accanto all’affermazione di una loro radicale e irrecuperabile scomparsa – su cui si soffermerà l’analisi di Marcello Veneziani – emerge la necessità di ricostruire la funzione simbolica ed educativa di un modello autorevole ma non autoritario, capace di trasmettere desiderio senza idee pre-costituite: ne parlerà Massimo Recalcati.
D’altronde il carattere esemplare e testimoniale del pensiero, radice di ogni modello educativo, pervade la filosofia e viene messo particolarmente alla prova quando deve esercitare una resistenza di fronte al potere e al dominio, come in alcuni casi significativi discussi da Simona Forti.
Nell’esperienza di identificazione ed emancipazione dai maestri – carica di valenze psicologiche e culturali – si manifesta un tratto essenziale della vita, ossia il suo essere un apprendistato continuo che deve condurre alla conquista dell’autonomia, come mostrerà Marina Garcès. Ed è nel congedo tra i maestri e gli allievi che si misura la qualità del lavoro di chi ha insegnato, come sosterrà Raffaele Mantegazza.
3. Scuola. Insegnare e collaborare
Apprendistato della vita e fine dei cicli educativi conducono alla terza pista, dove la questione dell’insegnamento si configura nella sua forma più altamente istituzionalizzata: la scuola, che interessa tanto come modello, quanto come terminale di discussione pubblica.
Chi ne siano i veri protagonisti, se i maestri o i ministri, ossia la comunità educante o le istituzioni, sarà tema dell’intervento di Ivano Dionigi (Lectio “BPER Banca”), mentre Umberto Galimberti affronterà direttamente la questione di come dovrebbe essere impostata la relazione tra scuola e famiglie per educare le nuove generazioni (Lectio “Gruppo Hera”).
Presa come peculiare contesto organizzato di apprendimento ed educazione, la scuola ha radici profonde, che coincidono con l’idea stessa della “paideia”, intesa non solo come sistema di nozioni, ma come forma di comunità altamente codificata e ritualizzata. Al “pais”, destinatario dell’educazione a partire dal mondo greco, sarà dedicata la lezione di Massimo Cacciari (membro del Comitato scientifico del Consorzio per il festivalfilosofia), mentre Judith Revel si chiederà nel suo intervento in che termini l’educazione sia un dispositivo di potere e quanto ciò possa essere sostenibile rispetto all’ideale dell’autonomia del soggetto.
L’educazione è un diritto fondamentale spesso poco tutelato e certamente a grande rischio su scala globale. Una sua piena realizzazione sarebbe invece il più importante fattore di crescita economica, coesione sociale e garanzia di libertà, come mostrerà Luciano Canova (Lectio “Coop Alleanza 3.0”). Anche nel nostro Paese, invece, la povertà educativa rappresenta un costo sociale che oggettivamente limita l’attuazione dei principi costituzionali: sarà l’argomento della lezione di Chiara Saraceno. La diseguaglianza, del resto, colpisce tutte le componenti della scuola. Come racconterà Riccardo Staglianò, i docenti italiani (dipendenti del più grande “employer” europeo, il Ministero dell’Istruzione e del Merito, con circa 1,2 milioni di addetti) sono tra i meno pagati del mondo, e la loro “proletarizzazione” non è che il corrispettivo economico di una drammatica perdita di status e di potere simbolico, ben poco promettente per una società che dovrebbe fare leva su istruzione e conoscenza.
Non sorprende che si levino dubbi sulla riformabilità stessa del sistema scolastico italiano, periodicamente sottoposto a progetti di riforma che si sono rivelati a vario titolo inadeguati e insostenibili: ripercorrerà questa storia Mauro Piras. Sul piano storico, Mario Isnenghi discuterà alcuni momenti salienti della storia degli insegnanti, un ceto diffuso di intellettuali, attraverso la cui traiettoria si può ricostruire non solo la storia della scuola, ma quella dell’Italia.
Su alcune questioni-chiave, tuttavia, la scuola non può non farsi trovare pronta: ne va della qualità della nostra società e della nostra cultura. Dibattiti e lezioni fanno il punto su alcuni nodi fondamentali, cruciali anche per il discorso pubblico. La relazione tra merito e uguaglianza, per cominciare, è determinante per capire che scuola vogliamo e più in generale che società intendiamo plasmare: ne discuteranno Marco Santambrogio e Christian Raimo. La questione dell’inclusione e della valorizzazione delle differenze è un altro tema centrale di ogni politica scolastica: ne parleranno Luigina Mortari e Vanessa Roghi (in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche educative del Comune di Modena). Su un altro piano non meno rilevante, il rapporto di una società con la storia e la memoria passa attraverso l’insegnamento scolastico, di cui occorre capire se debba privilegiare la storia nazionale o aprire fin da subito prospettive globali: ne dibatteranno Ernesto Galli Della Loggia e Vincenzo Lavenia.
Vi è infine una questione di fondo, particolarmente urgente nel nostro Paese, relativa alla relazione tra saperi umanistici e saperi scientifici, per superare il divario tra le “due culture”. A una nuova alleanza educativa tra umanesimo e scienza – valorizzando il patrimonio di idee di Michel Serres – sarà dedicata la lezione di Gaspare Polizzi, mentre Nicla Vassallo si soffermerà su un aspetto peculiare della relazione tra maestri e allievi nel caso delle idee scientifiche, ossia come la smentita delle idee ricevute sia parte integrante dello sviluppo di questi saperi (la lezione sarà introdotta da Massimo Cacciari). Infine Chiara Valerio mostrerà che matematica e algoritmi sono fondamentali per la vita, anche perché la natura stessa dei sentimenti di cui siamo fatti è probabilistica e relazionale (Lectio “Aimag”).
4. Apprendimento. Ricerca e produzione Le connessioni tra saperi scientifici e saperi umanistici spingono fuori dal mondo della scuola e della “education” in senso stretto e coinvolgono cicli di apprendimento più lunghi e contesti di produzione più larghi. Una quarta pista è pertanto dedicata alle interconnessioni tra scienza e tecnologia, ricerca e applicazione, con un focus sulla transizione digitale e gli scenari della competizione mondiale. Si gioca qui una delle contraddizioni salienti della “Bildung” contemporanea, che chiama a ripensare le connessioni nel contesto in cui l’intelligenza artificiale sembra operare una disappropriazione all’interno stesso delle nostre procedure cognitive.
Mentre Maurizio Ferraris decostruirà l’idea stessa che il digitale sia intelligente in senso corrente, e anche che sia del tutto artificiale, James Boyle (in una lezione in collaborazione con “Learning More Festival” by FEM. Future Education Modena) mostrerà come le macchine che apprendono pongano il tema del loro profilo di personalità, anche morale, e delle forme di collaborazione che possiamo instaurare con i più svariati dispositivi.
In un’epoca in cui le distanze tra sapere e fare paiono ridursi, Stefano Micelli discuterà il fabbisogno di competenze tecniche anche dal punto di vista delle riforme scolastiche e di mercato del lavoro necessarie per adeguare i percorsi di formazione al fabbisogno del tessuto produttivo. In una lezione di scenario, Alessandro Aresu discuterà dei processi globali che incidono sulla collaborazione e la concorrenza tra programmi accademici, ricerca e sviluppo, in particolare nel campo delle tecnologie digitali e dell’intelligenza artificiale, nell’epoca della competizione tra Stati Uniti e Cina (Lectio “Confindustria Emilia Area Centro”).
5. Sfera pubblica. Media e opinione Tra tutti i livelli di apprendimento collettivo ce n’è uno particolarmente strategico, ossia la formazione dell’opinione pubblica, dove peraltro è peculiarmente delicata la relazione tra competenza e partecipazione al dibattito, insegnamento e collaborazione, educazione pubblica e libertà di espressione dei singoli. Dalla qualità di questa interazione derivano, né più né meno, le sorti della democrazia.
Alla complicata relazione tra potere e sapere, acutissima in un’epoca in cui le azioni dei governi contro le istituzioni del sapere hanno raggiunto e in alcuni casi abbondantemente superato i livelli di guardia, è dedicato l’intervento di Stefano Massini, mentre Nicola Lagioia presenterà una riflessione sugli intellettuali e l’egemonia culturale, segnalando come molte delle categorie con cui è stata concettualizzata tale questione siano ormai obsolete. Guardando al Novecento e alle sue parabole non ancora ultimate, Roberto Esposito discuterà filosoficamente la terribile potenza di simboli, miti e riti nella costruzione della macchina del consenso fascista, mentre Donald Sassoon condurrà l’analisi sul terreno del capitalismo simbolico e dell’economia dell’immaginario, discutendo il rapporto tra “soft power” e potere politico, che pone più in generale il problema della dipendenza dell’Europa da modelli americani.
Addentrandosi in uno dei canali più potenti del “soft power” contemporaneo, quello dei podcast e dello storytelling digitale, Anna Maria Lorusso segnalerà come, nonostante l’apparenza di iperverità, questi media si fondino su una finzionalizzazione integrale del reale che può sfociare nella post-verità. Ci si muove, d’altronde, in terra incognita, perché il ritmo dell’accelerazione anche in questi campi genera incertezza e costringe, anche nei processi educativi, a insegnare quel che ancora non si sa: è il paradosso delle società avanzate di cui si occuperà la lezione di Daniel Innerarity. A come si possano insegnare le virtù civiche nella società contemporanea sarà dedicato inoltre l’intervento di Armando Savignano.
6. Trasmissione. Mezzi, messaggi, istituzioni Un’ultima pista, dedicata al tema della trasmissione, guarda alla cultura come al più fondamentale dei medium, con il suo compito di sistema di educazione pubblica. Nel venticinquennale del festival, è anche un modo per riflettere, senza intenti celebrativi, sul significato di manifestazioni culturali di questo genere come “messaggeri” di questioni rilevanti per l’esperienza contemporanea. Proprio alla relazione tra messaggi e messaggeri sarà dedicata la lezione di Sybille Krämer.
Se la sezione su media e opinione si focalizza su contenuti e tendenze, verte principalmente sui “canali” della trasmissione, non ultimo quello della storia, a lungo considerata “maestra di vita”, e di cui oggi è importante valutare la portata come sapere globale: sarà argomento dell’intervento di Marco Aime. Tra le varie forme di storia, non poteva mancare un approfondimento su come si è costituita, in forme eurocentriche e concettualmente colonizzatrici che non si può non ricordare, la stessa storia della filosofia: a questo tema specifico ma fondamentale sarà dedicata la lezione di Catherine König-Pralong. Viceversa, Umberto Curi si soffermerà sul modo di insegnare la filosofia secondo Immanuel Kant, tra i primi a riconoscere che occorre insegnare a pensare, non trasmettere nozioni.
Due lezioni sorreggono invece sul piano concettuale il lavoro che nella parte artistica del programma è condotto da varie istituzioni artistiche e culturali, in uno sforzo di contestualizzare e rendere trasparenti le operazioni di selezione, inclusione ed esclusione che caratterizzano ogni politica di patrimonializzazione. Francisco Jarauta discuterà statuto e attualità delle istituzioni museali, mentre Elisabetta Modena, partendo da un dispositivo apparentemente innocuo come le didascalie, mostrerà come esse immettano ai dibattiti su memoria culturale e “cancel culture”.
7. Lezioni dei Classici
Completerà come di consueto il programma filosofico la sezione “Lezione dei Classici”: grandi interpreti del pensiero filosofico discutono le opere che hanno maggiormente segnato la riflessione sul tema “paideia”. Dato il tema dell’edizione, anche diversi interventi del resto del programma svolgono questa funzione genealogica, come è chiaro per esempio nella sezione su maestri e allievi. A opere e autori specifici sono comunque dedicati vari interventi. Roberta De Monticelli partirà dal “De magistro” di Agostino per mostrare come la figura del “maestro interiore” possa fungere oggi da guida per prendere posizione morale di fronte ai mali del mondo. Giovanna Pinna si occuperà delle “Lettere sull’educazione estetica dell’umanità” di Schiller, un’opera chiave per l’idea filosofica moderna di educazione, mentre Paolo D’Iorio, commentando il “Così parlò Zarathustra” di Nietzsche, presenterà una figura chiave nella caratterizzazione e decostruzione dell’idea di maestro e leader. Due diversi interventi – l’uno più storico-filologico, l’altro più sociologico-culturale – saranno dedicati a Benedetto Croce e, tramite la sua opera, a svariate tendenze della cultura italiana: ne saranno protagonisti Paolo D’Angelo e Anna Maria Boschetti. Su una figura chiave nella cultura pedagogica democratica come John Dewey si concentrerà infine la lezione di Italo Test


Non solo istruzione e formazione, ma anche costruzione dell’identità individuale, trasmissione culturale e partecipazione alla vita collettiva: sono alcuni dei temi affrontati dal ricco programma di eventi, tutti gratuiti, che affiancherà le lezioni magistrali del festivalfilosofia dal 19 al 21 settembre a Modena, Carpi, Sassuolo. Per tre giorni strade, piazze e palazzi si riempiranno di mostre, installazioni, concerti e spettacoli, ma anche di performance sperimentali, rassegne cinematografiche, laboratori per bambini e ragazzi, in un programma che riserverà ulteriori novità nelle prossime settimane. Fra i tanti ospiti, Gloria Campaner, Alessandro Carrera, Paolo Di Paolo, Fabio Geda, Luigina Mortari, Erica Mou, Carlo Rivetti, Irma “Butterfly” Testa, Giorgio Vallortigara, Margherita Vicario
Il programma creativo del festivalfilosofia, che ogni anno si dipana su oltre cento momenti di incontro su Modena, Carpi e Sassuolo, è un unicum nel panorama culturale. Costituisce infatti uno straordinario sforzo collettivo e porta a riflettere sulla stessa parola caratterizzante circa centosettantacinque fra enti e istituzioni radicati sul territorio, che nel giro di tre giorni concentrano una vastissima gamma di iniziative, tutte afferenti all’argomento del festival. Si verifica così un dialogo proficuo con il programma filosofico, i cui temi salienti vengono declinati nelle più diverse forme d’arte e di intrattenimento: vengono coniugate istanze e pratiche oltremodo differenziate in un complesso e diversificato meccanismo, il cui funzionamento testimonia una straordinaria attitudine al gioco di squadra, oltre alla capacità di accostare le forme della creazione a quelle della riflessione.
La dettagliata guida al programma creativo del festivalfilosofia (in allegato) consente di orientarsi fra i numerosissimi eventi, fornendo informazioni specifiche allo scopo di percorrerli per aree tematiche, tipologie, destinatari ed enti promotori.
La paideia è un concetto che attraversa tutta la storia dell’essere umano, investendo la nostra capacità di formarci e di trasmettere conoscenze e valori. Anche quest’anno, il programma che affianca le lezioni del festivalfilosofia esplora le molteplici sfaccettature di questo tema decisivo per comprendere chi siamo e come ci evolviamo.
All’interno del programma artistico dell’edizione 2025 – costituito da mostre, installazioni, musica e spettacoli – si potrà riconoscere un’articolata risonanza fra i temi affrontati, offrendo al pubblico la possibilità di percorrere veri e propri itinerari tematici attraverso opere d’arte, incontri, teatro, fotografia, concerti, performance e reading.
I sei fulcri teorici che guideranno il programma artistico del festivalfilosofia sono:
1. Evoluzione
2. Maestri
3. Scuola
4. Apprendistato
5. Cittadinanza
6. Trasmissione
L’evoluzione verrà esplorata come sorprendente capacità dell’umano di auto-generarsi culturalmente e biologicamente, combinando eredità e innovazione. La riflessione sui maestri mostrerà figure femminili e maschili capaci di orientare e ispirare, ma anche da cui imparare a emanciparsi. La scuola sarà considerata come luogo di costruzione non solo del diritto allo studio ma anche dell’identità condivisa. Con l’apprendistato si indagheranno le forme di trasmissione pratica dei saperi operosi e tecnici che sostengono la crescita collettiva. La sezione dedicata alla cittadinanza interpreterà la paideia come strumento per la convivenza e la responsabilità comune, mentre la trasmissione riguarderà i meccanismi grazie ai quali conoscenza, informazioni e memoria si diffondono, passando dalle generazioni precedenti a quelle future.