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IL RACCONTO DI ROBERTA DE TOMI

Buona domenica. Come ogni giorno festivo torna sulla pagine di In-Format l’appuntamento molto gradito dai lettori con il racconto offerto da Roberta de Tomi, apprezzata giovane scrittrice di Concordia sulla Secchia. Oggi vi proponiamo un’avvincente pagina tratta “L’Angelo caduto di Feerilandia (Saga Edizioni- Cartaceo e Ebook)

Dal capitolo sei

A un tratto, lo sguardo di Olena si oscurò, le labbra si aprirono, come mosse da fili invisibili. Parlò con la voce meccanica di chi non ha più l’anima. «Stavo sistemando le rose purpuree, quando è arrivata Kilt. Mi ha chiesto di andare via perché stava aspettando una persona. Io le ho chiesto di aspettare che finissi il lavoro. Kilt ha insistito tirandomi per il lembo della sottana, che si è lacerata. Da quel momento, ricordo poco: mi ha graffiata, io non sono riuscita neppure a gridare. Mentre alzava di nuovo gli artigli su di me, ho sentito la voce di Diande che le intimava di fermarsi.»

Odrasia lisciò la stoffa delicatamente. Il filo era stato assorbito dalla trama che risultava identica a quella di prima, persa nella forma a stella del ricamo. Anche quell’abito era stata una sua creazione, come gli altri delle ancelle. Staccò l’ago dalla sottana, tolse il filo dalla cruna, raggiunse il cesto del cucito e ripose tutto nello scompartimento dedicato. Ago N. 5. Di solito usava il 3, ma la stoffa era così spessa che lo spillo non sarebbe riuscito a passare.

L’imperatrice raggiunse di nuovo Olena. Le passò di nuovo in rassegna il palmo. Notò la sottile linea che lo attraversava. «Ha affondato bene.» La ragazza si morse le labbra. «Ti fa male?»«Un po’. Mi è sembrato strano che Diande fosse là. Sembrava che dovessero parlare di qualcosa.»Odrasia si lasciò cadere sulla chaise longue. «C’è qualcosa che non va, mia signora?» Si guardò le mani. Giocherellò con la fedina argentata, tempestata di brillanti. Era difficile celare il suo turbamento: quando si trattava di Diande, soprattutto. L’Imperatrice si sciolse nei pensieri, fino a quando non avvertì un lieve bussare. La porta, che era socchiusa, si spalancò.

La principessa entrò nella stanza, lasciando un lieve effluvio di rosa purpurea. I capelli, sciolti sulle spalle, seguivano i movimenti del corpo. L’ancella fece per chinare la testa e piegare le ginocchia, ma la fata la trattenne per le braccia. Nel suo sorriso c’era il guizzo di un sentimento che Odrasia colse come un frutto maturo.

Diande si rivolse a Olena. «Mi auguro che non ti abbia fatto male. Sono desolata.» Odrasia intervenne: «L’ho medicata io.» Si rivolse a Olena. «Prenditi il resto della giornata. Un po’ di riposo ti farà bene». «Grazie, mia signora.» L’ancella si avvicinò alla porta, mentre madre e figlia riprendevano il discorso. «Che cosa voleva Kilt?» chiese Odrasia con la voce carica di sospetto. «Mi ha fatto un proposta.» «Di che tipo?» Diande alzò la voce: «Non pensare male». L’ancella si rivolse a loro, lentamente, come una figura colta al ralenti.

«Olena? Che succede?» La giovane sollevò lentamente il braccio, e con esso la mano offesa. La ferita si era aperta di nuovo, ma invece del sangue, colava un liquido verdastro. «Non mi sento bene.» La voce divenne un soffio affannato, corrispondente al cambiamento epidermico.

Madre e figlia si fissarono per un attimo, prima confuse, poi spaventate. «Noooo!» Urlarono, precipitandosi verso Olena, divenuta ormai dello stesso colore del siero che sgorgava a fontanella. Odrasia si affrettò a soffiare sulla ferita, Diande si portò alle spalle dell’ancella per cingerle la vita esoffiare parole riparatrici. Le parve di avere tra le dita una foglia secca, anziché un corpo.

Odrasia vide i lineamenti persi tra le pieghe della pelle incartapecorita. L’ancella cadde come una foglia secca in autunno. Di lei restò soltanto il corpo vuoto, privato di ogni bellezza.

Roberta De Tomi torna domenica prossima

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