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IL RACCONTO INEDITO DI ROBERTA DE TOMI

Un racconto scritto appositamente per il nostro giornale. E’ quanto vi proponiamo nel consueto appuntamento domenicale con i racconti di Roberta de Tomi. La nota scrittrice originaria di Concordia sulla Secchia ha scritto appositamente per In- Format un racconto a puntate fino ad ora inedito. Si intitola “Un disastro per Giulio” di cui oggi vi offriamo la prima parte.

UN DISASTRO PER GIULIO

RACCONTO INEDITO DI ROBERTA DE TOMI

PRIMA PARTE

«Si può sapere che cosa ti frulla in quella testa?»

Giulio si tocca i capelli, sente in mezzo al ciuffo laterale qualcosa di appiccicaticcio.

«Una ciunga.»

Il preside batte il pugno sulla scrivania facendo sobbalzare la cancelleria, perfettamente ordinata.

«Mi prendi in giro?»

«Ma Signore, questa volta non è colpa mia!»

L’uomo scioglie le mani dai pugni in cui ha trattenuto tutta la sua rabbia. Freme, come percorso da

un terremoto con epicentro interno, ma sembra stia cercando di calmarsi. O, forse, sta meditando la

giusta punizione.

Lo vede accendere il pc, digitare alcune parole muovendo il mouse e dando l’Invio, e poi voltare lo

schermo verso di lui.

«Cosa sai di questo?»

Sulla Home Page del sito web della scuola campeggia la scritta:

“31 Maggio 2025. Siete pronti per la festa dell’anno!”

Giulio si tocca i capelli appiccicosi balbettando qualcosa.

Il preside tende un orecchio verso di lui. «Che cosa vuoi dire?»

Si sente preso in un sacco. Un sacco di guai non cercati.

«N-non s-sono stato io» prova a discolparsi.

Il preside si appoggia allo schienale della poltrona direzionale. Pelle nera, l’odore lo avverte che è

nuova di zecca.

«Quindi l’altra volta non hai cambiato tu i voti delle pagelle di alcune tue compagne.»

«Quella volta è successo. Sono stato io.»

«E scommetto che le ragazze non sono uscite con te.»

Si sente sprofondare. Allora aveva fatto ammenda e anche le complici erano state punite. Per lui, un

mese di lavoro sul sito con i tecnici informatici della scuola. Per le ragazze, interrogazioni con cui

non erano riuscite a migliorare le medie.

Ed è rimasta quella macchia indelebile.

Ma quella scritta non è opera sua.

Giulio si offre: «Se vuole, la posso cancellare».

«No, hai già fatto troppi danni. A questo punto, la lasciamo cadere qui. Al momento.»

Giulio è senza parole. Ora è lui che si chiede che cosa sta frullando nella testa del preside.

Sicuramente ha un piano, ma di certo non lo direbbe mai a lui.

L’uomo lo fissa per alcuni secondi, poi si alza in piedi e indica la porta.

«Puoi andare.»

Non sa che dire. Quella reazione lo sorprende, ma dal movimento della mano, capisce che deve

uscire. E subito.

Infila la porta e approda nel corridoio vuoto. Fa per raggiungere le scale, quando si sente colpire la

nuca.

«Ahi, ma cosa…»

Una mano arriva tra i capelli, gli appiccica qualcosa tra le ciocche.

Giulio inquadra gli occhi di Matteo.

«E bravo, cervellone informatico, ti sei fatto sgamare ancora!»

«Ma io non so niente della…»

Una mano gli tappa la bocca, Matteo gli impone il silenzio.

«Taci. Quello ha le orecchie anche nella maniglia.

Si stacca da lui, Federica e Marco si affiancano al compagno con i loro ghigni animati.

«Non devi fiatare.»

Un sorriso gli storce il volto, Giulio vorrebbe dirgliene quattro, ma la porta della Presidenza si

spalanca e i tre si dissolvono, lasciandolo solo, a sfiorarsi la seconda ciunga. Gli toccherà tagliarsi i

capelli… e lui che vorrebbe farseli crescere.

La porta resta aperta, ma nessuno esce. Infila le scale e corre via, a prendere l’autobus, ma quando

arriva alla fermata, è già partito. Dovrà aspettare il prossimo.

(continua)

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