Ambiente e TerritorioAttualitàCultura e spettacoloModena

“Torniamo a sperare la pace”: semi di futuro contro l’istinto di distruzione

Un incontro intenso, denso di significato umano e spirituale, ha animato la comunità di Medolla lo scorso lunedì 29 settembre, presso la Chiesa parrocchiale. L’evento, promosso dal Circolo Medico “M. Merighi” e guidato dal presidente Dr. Nunzio Borelli, ha visto la partecipazione straordinaria di Mons. Erio Castellucci, Arcivescovo di Modena, Vescovo di Carpi e Vicepresidente della CEI, che ha offerto una riflessione profonda sul tema: “Torniamo a sperare la pace”.

Dopo i saluti del parroco Don Emilio Bernardoni e del dott. Nunzio Borelli in una chiesa gremita di persone, l’intervento di Mons. Castellucci, che ama farsi chiamare semplicemente Don Erio, rifiutando titoli solenni come “Eccellenza”, ha saputo toccare corde essenziali, intrecciando storia, filosofia e spiritualità. Un tratto che lo rende ancora più vicino alle persone è anche la sua semplicità concreta: spesso si presenta agli appuntamenti da solo, senza autista né auto vescovile, segno di uno stile sobrio e diretto che colpisce chi lo incontra.

Don Erio Castellucci ha esordito distinguendo tra diversi modi di concepire la pace:

una pace implosiva, chiusa, che rischia di diventare sterile e fine a sé stessa;

la pace costruita giorno per giorno, fatta di piccoli gesti, di volontariato, di cura delle relazioni;

e infine i tre modelli di pace che la storia ci consegna: la pace da divano, apparente ma vuota, che genera isolamento; la pax romana, frutto della forza e del dominio; e la pace dei cimiteri, che non è vita ma solo silenzio. La vera pace, ha sottolineato, è frutto di responsabilità, dialogo e impegno concreto.

In un passaggio centrale, l’Arcivescovo ha richiamato il celebre scambio epistolare tra Einstein e Freud del 1932, quando i due grandi pensatori riflettevano sulla possibilità di scongiurare una nuova guerra mondiale. Einstein ipotizzava la creazione di un organismo superiore, un’autorità riconosciuta da tutte le nazioni, capace di risolvere i conflitti e frenare l’impulso autodistruttivo dell’uomo. Un’idea che oggi, osserva Castellucci, resta di straordinaria attualità: senza un’istanza condivisa che tuteli il bene comune globale, i semi di violenza rischiano sempre di germogliare.

Ma Don Erio non si è fermato alla dimensione teorica. Ha insistito sulla necessità di un impegno concreto, personale e comunitario: “La pace non nasce da trattati o equilibri di potere, ma dalla semina quotidiana di chi si spende nelle relazioni, nei gesti di volontariato, nelle scelte di riconciliazione. È lì che si prepara il terreno fertile per il futuro”.

Ad impreziosire la serata, l’accompagnamento musicale del gruppo “I Sine Culpa”, diretti dal Maestro Emanuele Pacchioni, che ha accolto i presenti con armonie capaci di raccoglimento e speranza.

L’incontro, voluto dal Circolo Medico di Mirandola insieme a Don Emilio Bernardoni, ha rappresentato non solo un momento culturale di alto livello, ma soprattutto un invito alla responsabilità condivisa: in un tempo attraversato da conflitti e tensioni globali, ciascuno è chiamato a farsi costruttore di pace, seminando fiducia e speranza nel quotidiano.

Lorena Provasi

Un ringraziamento per la stesura dell’articolo, va alla dott.ssa Roberta Rovantini per gli spunti e i dati riportati da S.E. Mons. Erio Castellucci girati alla nostra redazione.

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio